mercoledì 11 febbraio 2009

Cambia la politica ambientale – forti prese di posizione da parte del nuovo Presidente degli U.S.A. Barack Obama



Speriamo che sia vero… o come dicono gli slogan americani in questi giorni “hope Obama”. Il neo presidente degli stati Uniti sceglie come via preferenziale per uscire dalla crisi economica mondiale proprio la politica ambientale.
Dopo un 2008 che è stato giudicato l’anno peggiore (anche per le compagnie assicurative!) di quest’ultimo decennio, secondo il rapporto del WWF International, per il susseguirsi di eventi meteorologici estremi legati ai cambiamenti climatici dovuti all'aumentare delle emissioni di gas serra, finalmente sembra che dopo tutto vinca il buon senso. Ma vediamo più in dettaglio di cosa si tratta, quali sono i punti salienti e i provvedimenti che Obama intende adottare:
1) Continuità con la politica ambientalista dell’Unione Europea. Adesione al Protocollo di Kyoto e incidenza sulle tecniche di produzione e sulle attività umane per ridurre le emissioni dei gas serra in modo esemplare.
2) Riduzione dei gas inquinanti dell’80% entro il 2050.
3) Rendere gli Stati Uniti indipendenti dal petrolio estero, che significa puntare sulle fonti d’energia rinnovabili.
4) Investimento di 150 miliardi di dollari nel comparto delle fonti di energia rinnovabili, puntando sul settore dei biocarburanti e dell’energia eolica, solare e idroelettrica.
5) Far diventare l’ecologia uno dei capisaldi dell’Economia americana.
6) Non aspettare che gli altri Paesi più inquinanti come India e Cina facciano il primo passo verso la conversione all’ambientalismo.
7) Prendere esempio dalla legislazione della California dell’avversario (politico) Arnold Schwarzenegger, che ha dato un netto taglio alle emissioni di carbonio per investire sulle energie pulite, con delle leggi fiscali che portino naturalmente gli investitori ad agire su questo nuovo campo.
8 ) Ultimo e più importante punto, persuadere le altre superpotenze mondiali, Cina su tutte, a seguire e fare propria la svolta ecologica degli Stati Uniti, per far ripartire l’Economia e ripulire l’ambiente.
Intanto lo scorso 27 gennaio da Bruxelles, il commissario europeo all'Ambiente, Stavros Dimas, scrive una lettera aperta al presidente Barack Obama (pubblicata sul suo blog), chiedendo da parte dell’Europa un impegno ''totale'' degli Stati Uniti nella lotta contro il riscaldamento del pianeta per convincere le economie emergenti a dare il loro contributo.
''E' chiaro - scrive il commissario - che non sarà possibile alcuna soluzione globale senza il sostegno attivo e totale degli Stati Uniti d’America'' e ancora, ''non e' solamente perché gli Stati Uniti contribuiscono per il 22% alle emissioni di gas serra. E' anche perché molti altri Paesi, come la Cina, non vedono perché dovrebbero agire se le economie più ricche del mondo non si impegnano con decisione''.
E il nostro paese? Secondo la classifica del Climate Change Performance Index del German Watch, lo studio internazionale che valuta la qualità degli interventi per la riduzione dei gas serra nei Paesi industrializzati ed emergenti, l’Italia occupa la 44° posizione (su 57) in netto peggioramento rispetto allo scorso anno quando occupava il 41° posto, ormai le nostre prestazioni in questo ambito si stanno avvicinando sempre di più a quelle della Cina.
Forse sarebbe il caso che Barack desse una, se pur bonaria, tiratina d’orecchio anche al nostro governo.


Roberta Martino

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